La mafia nello zaino di Alessandro Cortese: un omaggio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
“«E come gli altri non ha visto niente?». «Maresciallo, ma voi di dove siete?» chiese mia madre. «Siciliano, signora… proprio come quelli ancora nei paraggi». «E siciliano come me, non avete ancora capito che in Sicilia pigliamo tutti la pensione?». «E questo cosa c’entra?». «C’entra, c’entra, maresciallo. Perché in Sicilia siamo muti, ciechi e sordi. Avete capito? Menomati siamo, ma questa è solo mezza verità». «E l’altra mezza?». «L’altra mezza sta alle vostre spalle, sotto quel lenzuolo. Là c’è tutto quel che vi serve sapere… non vi basta?».” La scena si svolge in strada, il paese è accorso dopo aver sentito “ un boato, breve ma dall’eco persistente ”, Melina parla con il maresciallo: è stanca di sentire le solite domande e, dopo poche battute, si allontana con passo spedito tenendo stretta la mano del figlio. Fra tutti, l’unico ad essere stupito dal corpo steso a terra e dal lenzuolo è proprio lui, l’Io narrante, il figlio, un picciriddu di appena dieci anni