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Due innamorati poesia di Rosario Tomarchio

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Dal muretto guardavo due innamorati che tenendosi per mano, le loro impronti disegnano note sul pentagramma di sabbia. sabbia come quella di una clessidra che misura il tempo infinito dello sguardo e del battito di chi ama.             Alzai lo sguardo in cielo, ed ecco uno storno di gabbiani danzanti scendono lenti, lentamente sul mare per la loro ricompensa per aver danzato sublimante sulle note dell’amore.    

Dolore poesia di Rosario Tomarchio

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Che gran dolore un uomo può sopportare, con un ultimo bacio, nell’ultimo respiro dare il saluto amaro a chi sai che in questa terra non vedrai più. Dolore come un limone spremuto, che ha dato tutto. Anche la vita. Dolore come un grembo vuoto, vuoto che attende solo una lacrima. Dolore come un anziano rimasto solo, solo, solo con le ultime gocce di rugiada in se che alimentano lo stoppino della candela fino all’estremo consumo.          

D’argilla e neve di Maria Pina Ciancio: una silloge che racconta la Basilicata

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“Ritorno nella mia isola del sud/ A ogni chilometro che si riduce/ un’arrendevole quiete/ ferocemente si espande/ Ciò che temo di me/ è questa fragilità/ ogni volta rinnovata/ lo spavento dei nidi scoperchiati/ l’osso spolpato nella neve/ la riduzione già saputa/ della vita” ‒ Maria Pina Ciancio Abisso e quiete. Come può l’abisso che richiama un concetto comunemente considerato sfavorevole esser accostato alla quiete che, invece, evoca lo stato mentale che i più bramano ma che pochi hanno la possibilità di conoscere? Eppure l’abisso è connesso alla quiete, se la torre che si erge verso l’alto rappresenta simbolicamente la necessità umana di infinito, di luce e di silenzio; l’abisso non può che essere il suo corrispondente contrario, un pozzo che sprofonda verso l’interno, nell’oscurità del caos. Infatti, soltanto con l’attenta introspezione ‒ successiva all’immersione nel flusso ‒ il poeta trova una via unica, la propria. Ciò avviene con la silloge “D’argilla e neve” (Giuliano

Il poeta. Poesia di Rosario Tomarchio

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  Il poeta è l’artista che disegna rime con matite consumate dal tempo su un foglio consumato da tante lacrime versate dalla sua memoria, da chi legge le sue poesie e dalle persone che entrano   e escono dal suo cuore. Il foglio del poeta a volte è strappato e rattoppato che ti viene consegnato nel giorno più intimo e misterioso per te. quel foglio sempre vecchio e sempre nuovo intinto di sudore e scarabocchiato ai lati con   note di visi reali e di strofe per amori   senza tempo. Quel foglio che val più di un tesoro, a volte bianco o dorato dalle emozioni che raccogli con la fragilità della tua mano e mentre si riempie e si consuma, come un fedele amico aspetta accanto a te l’ultimo tramonto.

Una lama di luce poesia di Rosario Tomarchio

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Una lama di luce si riflette nello specchio tagliando a metà il passato e il giorno che verrà. Dal campo, si innalza un fiocco di vento che smuove lievemente i fil di erba e i fior di campo. Sul melo, il passero cinguettia al calar del tramonto ripara il suo nido aspettando una nuova primavera.

L’attesa poesia di Rosario Tomarchio

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  Vorrei guardarti negli occhi per imparare l’arte dell’attesa. L’attesa ha un profumo del mosto, del primo olio dalla spremitura delle olive, del grano che si raccoglie per diventare pane. L’attesa ha il rumore di una foglia che cade, della pioggia che bagna la terra, del primo bacio sospirato. L’attesa ha il silenzio del battito del cuore, mentre attendi il sì che ti cambia la vita, la carezza che ti riscalda e di una emozione che ti fa sorridere e alzare gli occhi al cielo. L’attesa ha il suono del ticchettio dell’orologio e del fischio del treno. L’attesa ha il suono del campanello e ti ritrovi una persona che pensavi di aver perso. L’attesa è voce del verbo amare perché solo sapendo amare i può imparare il dono di saper attendere il dono della vita.                      

Alfia Catanzaro ci racconta la sua passione per la politica e l’arte. Buona lettura!

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  R. T: Lei è una delle prime donne che hanno accettato la sfida di scendere in campo per amore della politica. Si ricorda il momento esatto in cui è nata la passione per la politica e il momento in cui ha pensato ora tocca a me scendere in campo per l’idea in cui credo? Alfia Catanzaro: Negli anni della mia giovinezza non pensavo minimamente alla politica, la seguivo dal di fuori tra lo studio, il lavoro, la famiglia. Poi nel 1994 fui contattata per una candidatura in lista.   A questa richiesta fui molto titubante, non mi sentivo preparata per affrontare un impegno così importante..Forse il mio carattere combattivo, la curiosità , la voglia di fare, la mia esperienza   lavorativa a contatto con la gente contribuirono a farmi accettare questa nuova sfida.   Certamente   , essere donna alle prime armi , con una compagine prettamente maschile, rese la mia scelta di scendere in campo molto travagliata , ma questo non mi toccò minimamente ,non mi tirai indietro . Iniziai   il mio