Intervista a Mario Coco. Presentiamo il suo nuovo film “L’Autobus Sostitutivo Passa Una Volta Sola”

 



 

Mario Coco è un attore comico, autore e regista. Cresce a Piedimonte Etneo, dove inizia a

sperimentarsi nelle proprie passioni. Dopo la realizzazione di diversi cortometraggi e

lungometraggi indipendenti e gli studi teatrali, spalleggia Francesco Scimemi nella

trasmissione televisiva di Salvo La Rosa "Meraviglioso" (7 Gold, 2016) diretta da Luca Alcini.

Seguono interventi nei programmi Rai "Dopo fiction" (Rai Uno, 2017) con Nino Frassica e

Flavio Insinna, "Domenica in" (Rai Uno, 2017) con Pippo Baudo, e in quattro edizioni di

"Stracult" (Rai Due). E' inoltre ospite fisso delle trasmissioni radiofoniche del gruppo RMB.

Nello stesso periodo partecipa a "Fuori gioco" (Rai Radio Uno, 2017), prende parte ai film

"Cimena" (2018) di Salvo Spoto e Dario Formica e "I Buonisti" di Salvatore Grasso e svolge

attività cabarettistica tra Sicilia e Puglia. Oltre a collaborare con il quotidiano online

"AlgaNews" diretto da Lucio Giordano, scrive e dirige il cortometraggio "Cipria e Caffè", che

riceve il premio Miglior colonna sonora - composta da Attilio Pace - alla Mostra d'Arte

Cinematografica "Vittorio De Sica" di Sora.

Nel 2018 viene chiamato da Maccio Capatonda per la serie "The Generi" (Sky), nella quale

interpreta il ruolo di Gigino. Dal 2019 fa parte del cast di "Programmone" (Rai Radio 2) di e

con Nino Frassica. Nello stesso anno lancia lo spettacolo teatrale "Broadway di Giuggiole",

viaggio umoristico tra la mitomania e l'incomunicabilità dei nostri tempi. Nel 2021 è presenza

fissa all'interno della trasmissione "Telesiculissimi" (VideoMediterraneo) ideata da Ruggero

Sardo e Giovanni Di Prima. Partecipa poi al film "Sosia - La Vita degli Altri" (2021) di Salvo

Spoto con lo Chef Bruno Barbieri e compare anche in "Dante's Project" (2021) di Louis Nero.

Inoltre doppia il campione di skatebord nel film "Guarda chi si rivede... L'Uomo Invisibile"

(2021) di Maurizio Failla. Scrive, dirige, produce ed interpreta il film "Non C'è Nessuno". Nel

2022 è Vito nella serie "Makari 2" (Rai Uno), diretta da Michele Soavi. E' anche ospite fisso

della trasmissione "Risik Talent" (VideoRegione, 2022) di Stefano Raffaele.

Tra il 2022 e il 2023 prende parte a diverse opere teatrali, come “L’Altra Parte Di Me” diretto

da Michele Anello, “U Sapiti Com’è” per la regia di Lilia Romeo e Michele Anello e

Picciridda” diretto da Vincenza Mangano e Giovanbattista Scidà.

Nel 2023 è protagonista del videoclip musicale del brano “L’Estate A Novembre” de La Dìva

con Fabrizio Bosso.

Importantissimo è il suo sodalizio con Maria Filippone. Scrivono, dirigono e interpretano

insieme gli spettacoli teatrali “Il Cassonetto”, “Continuavano A Chiamarlo Il Cassonetto” e

Abbiahmo Rimasti In Uno”. Sono attivi anche in parecchie serate di cabaret.

Porta in scena a teatro anche il sequel “Broadway di Giuggiole 2 Riscaldato Cinque Anni

Dopo Di nuovo? Un’altra volta? Ancora? Ah… E vabbè” e lo scapicollato “A Scontrosa

Richiesta”, di cui è anche autore e regista.

Lavora anche su alcuni set cinematografici e televisivi, dove aveva già lavorato in passato

come assistente volontario, per esempio in produzione per “Indietro Tutta 30 e L’ode” con

Renzo Arbore, Nino Frassica e Andrea Delogu.

Nel 2024 entra a fare parte del cast della serie “Don Matteo”, in cui interpreta l’Appuntato

Mario La Talpa nei nuovi episodi della quattordicesima stagione. A conclusione della serie

Doc 3” su Rai Uno, va in onda un crossover, in cui è in scena con Nino Frassica, Luca

Argentero e Raoul Bova.

Nello stesso anno è protagonista di alcuni sketch e finti trailer di Maccio Capatonda per

Gialappa’s Show” su Tv8.

È anche ospite con Nino Frassica e Pietro Pulcini della trasmissione di Chiara Francini

Forte e Chiara” su Rai Uno.

Fa parte del cast “Viaggio Micidiale”, spot di Maccio Capatonda e Valerio Desirò.



  Mario è un giovane artista con velleità di attore e regista. Tra le vie della sua quotidianità, fatta del rapporto con la fidanzata Chiara, di amici e di porte chiuse, in preda alle incertezze lavorative, si dedica per il momento alle interviste e alla realizzazione di un documentario sulle prime occasioni nel mondo dello spettacolo. Tutto quel cosmo fatto di citofoni, casualità, primi incontri. Nessuno sembra concedergli un'intervista fino a quando non riceve una telefonata particolare.

R.T: Ciao Mario, grazie per il tempo che mi dedichi.  Voglio iniziare questa nostra chiacchierata con una domanda “spezza ghiaccio”. Tu sei un geniale attore, regista comico. Ci hai mai pensato di interpretare drammatico o di scrivere un copione per un opera teatrale drammatica? A quale autore ti ispireresti?

Mario Coco: Grazie a te per questa intervista. È sempre un piacere. Non credo di essere geniale, ma ti ringrazio. Ai ruoli drammatici ci si pensa spesso e ci ho pensato anch’io. A differenza della comicità, che secondo me è un movimento sensibile spontaneo e naturale, al drammatico bisogna adattarsi. Ho sempre trovato il mio corpo più adatto al comico. Mi piace prendere la vita con ironia, perché già nel comico vero c’è il tragico. È evidente. Paolo Villaggio è tragico. Chaplin, Keaton, Stanlio e Ollio, Totò, Franco e Ciccio sono tragici. I personaggi di Mario Marenco sono tragici. La comicità è tragedia. Interpretare un ruolo drammatico sarebbe una bella prova. Certo che ci proverei. Scrivere un'opera teatrale totalmente drammatica? Anche. L’elemento trascinante per me è la storia. Se la storia è forte e ha necessità di toni drammatici, va benissimo. La interpreterei anche. Oppure la scriverei pure per altri. C’è un’attrice, Magda André, che ammiro molto e che possiede tutti i toni, dal leggero al drammatico. Non so a chi mi ispirerei pensando ad una scrittura drammatica. Di solito più che ispirarmi, le basi delle idee provengono da tutto quello che ho dentro di gusti personali, esperienze di vita e visioni, che mi supportano. Tanti si sono avventurati in drammi straordinari, un po' amari, a volte spietati. Penso a “Detenuto In Attesa di Giudizio” di Nanni Loy e “Un Borghese Piccolo Piccolo” di Mario Monicelli, entrambi con Alberto Sordi più che straordinario. O ad alcune prime opere di Damiano Damiani, come “La Rimpatriata”. Lì Walter Chiari drammatico è clamoroso. Nino Frassica nell'interpretazione del brano "A Mare Si Gioca" è da brividi veri. Ecco, essendoci la tragedia nella comicità, credo che il dramma sia contenuto comunque in chi ha toni leggeri. Il dramma Kafkiano, di Franz Kafka, ha un fascino viscerale e attento sul mondo. Anche quello di Gogol’. Forse prima o poi capiterà di approfondire il drammatico. Chi lo sa.

 


R.T: In questi giorni sei tornato al cinema con un tuo film “L’Autobus Sostitutivo Passa Una Volta Sola” . Ci racconti le emozioni che provi nel stare nella sala del cinema e vedere questo eccezionale film dove attore e regista?

Mario Coco: Sì, proprio in questi giorni sono al cinema con una mia nuova regia, “L’Autobus Sostitutivo Passa Una Volta Sola”, che ho scritto e in cui sono anche attore. Stare in sala credo sia una delle opportunità più importanti, profonde e sorprendenti che chi ama il cinema o lo fa possa avere. I ritmi che un film acquisisce sul grande schermo e nel buio della sala cinematografica sono totalmente differenti da quelli che lo stesso identico lavoro ha sui computer, in televisione, sui cellulari. Quindi approfondire le reazioni del pubblico in sala è studio importantissimo. Per me è veramente emozionante. Credo che il cinema abbia una forza così libera, quella di far sognare, da essere una responsabilità. La presentazione al pubblico con me e il cast è avvenuta al Cinema Tiziano di Roma. Stare in mezzo al pubblico, ricevere le loro considerazioni, guardare il film in compagnia significa anche aggregazione sociale ed umana. È importante quando i film escono in sala.

 


R.T: Caro Mario, ti faccio una confidenza. Quando scrivo una nuova raccolta di poesie, mi capita spesso di scrivere per prima cosa il titolo dell’opera letteraria.  Ci racconti com’è nato il titolo del tuo nuovo film?

Mario Coco: A volte nasce prima il titolo e poi si scrive. Altre volte prima si scrive e poi nasce il titolo. Ti capisco. In questo caso il titolo è nato già a scrittura iniziata o quasi completa. Il film parla delle prime occasioni giovanili in ambito artistico. Tutto quel cosmo fatto di citofoni, di rifiuti, di incontri, che poi formano le attività successive di ogni persona. I treni che passano e che bisogna prendere. “Il treno passa una volta sola”, dichiara un detto popolare famosissimo. Visto l’argomento trattato nel film e considerando che era agosto e in quelle settimane per lavori in corso in città transitavano soltanto autobus sostitutivi e che allo stesso tempo la società è cambiata ed è sempre più precaria e difficile, ho pensato che invece dei treni oggi ci si arrangia, pur con la voglia di fare e di trovare i nostri equilibri, che ci salva. Quindi “L’Autobus Sostitutivo Passa Una Volta Sola”. È scalcinato e allo stesso tempo ho pensato che possa rendere l’idea della cornice in cui si muovono i personaggi e la storia.

 

R.T: Quando e come è nata la scintilla che ha dato inizio alla realizzazione di questo nuovo film per il cinema?

Mario Coco: È un racconto, come accade quasi sempre, un po' particolare. La mia regia più recente risaliva a “Non C’è Nessuno”, uscito nel 2022. Non mi lanciavo in regie cinematografiche, che produco anche, da parecchio tempo. Mi ha convinto in gran parte Federico Bibbo, mio amico e nel film attore, aiutoregista, condirettore della fotografia, scenografo e creatore della locandina. Era estate, ho trovato una disponibilità particolare e ho inizialmente avuto l’idea di preparare il set per un altro film, una sceneggiatura che avevo scritto anni fa con un attore, Simone Capasso. Poi lui, poco prima di iniziare le riprese, ha giustamente cambiato idea. Perché il suo film necessitava di una produzione industriale e non indipendente. Nel frattempo io avevo sempre questa importante disponibilità. Una troupe intera. Era un peccato non fare niente e allora ho preso una mia idea, ho scritto la sceneggiatura e ho deciso di girare con loro “L’Autobus Sostitutivo Passa Una Volta Sola”. Nel frattempo si è sparsa la voce di questo mio nuovo film e il cast è aumentato. È uscita fuori una lavorazione senza dubbio piacevole, tra agosto e settembre. Il mio doppio ruolo, invece, lo abbiamo girato ad ottobre con la barba. Al film hanno partecipato attori ed amici favolosi, che mi hanno onorato della loro presenza. Insieme a me, ci sono Chiara Claretta, la coprotagonista, e Marina Di Fonte, Federico Bibbo, Marco Marini, Benedetta Colaiaco, Enrico Maiorino, Francesco Di Fonte, Marco Santi, Michela Sperandini, Alessio Capi, Fabrizio Coscarella, Francesco Casantini, Tommaso Patanè nel ruolo del Dirigente, la partecipazione di Francesco Marinhus e Marco Marino, e Alessandra Lai nel ruolo della Professoressa Sabrina. Le musiche sono di Attilio Pace, come sempre fantastico. È sua e mia pure la canzone del film, “6 Caffè”, che canto. Fare film per il cinema secondo me è una vera e propria avventura di vita, tra le più importanti. È bellissimo seguire la distribuzione, dialogare con gli esercenti e i proprietari dei cinema. Credo esista proprio un’arte, quella del produttore che offre ai cinema il suo film spesso con tutto se stesso e creando rapporti umani e sensibili di lavoro. Uno di questi è stato Galliano Juso, leggendario produttore che purtroppo ci ha lasciati di recente. Secondo me l’artigianato cinematografico, il film come film, vanno sostenuti con energia e purezza.

 

R.T: Se dobbiamo mettere su una bilancia realtà e immaginazione. Da quale lato della bilancia pende l’ago della bilancia?

Mario Coco: Nella vita e in qualsiasi caso credo possa pendere dal lato dell’immaginazione. Perché con l’immaginazione, secondo me, possiamo salvarci dalla realtà assillante e renderla realtà felice. Quindi prediligo l’immaginazione. Sia perché è naturale per un artista immaginare, sia perché può veramente salvarci in tante situazioni. Però sono estremamente collegate tra loro, realtà ed immaginazione. Sono una base importante delle nostre vite. Se rispettiamo e se giochiamo con i nostri aspetti veramente importanti, secondo me potremmo pure essere felici.

 

 

R.T: Hai una battuta preferita? E per quale motivo?


Mario Coco:  Bella domanda. Ho sempre difficoltà a valutare me stesso. Faccio, ma non riesco a vedermi dall’esterno sul piano artistico. Però ho già osservato le reazioni del pubblico e posso risponderti. Ci sono tante battute nel film e anche situazioni, gag. Una preferita in assoluto non saprei. Oscillano, per motivi differenti. Sono legatissimo, per costruzione e purezza, al dialogo con Federico Bibbo che interpreta il Portinaio del palazzo di un produttore. Perché la situazione è assurda. E un’intera scena si basa sul gioco dell’assurdo. Il mio personaggio che, memore delle dritte che nella storia del mondo le Signorine della Portineria, che casualmente avevano parenti che lavoravano nel cinema, davano ad artisti che non venivano ricevuti dal produttore o dal regista e che poi riuscivano ad avere successo grazie a queste soffiate, va a chiedere alla Signorina della Portineria, ovvero Federico con i suoi muscoli minacciosi, se ha parenti che lavorano nel cinema. Mi sono emozionato anche quando la gag del conto del bar insieme a Tommaso Patanè, dirigente che dice “Faccia lei” perché non è mai stato bravo in matematica, ha spiazzato e divertito il pubblico. Forse però è giusto essere fiero che arrivi, oltreché gag e battute, tutta una situazione comica articolatissima. Quella che racconta il mio secondo personaggio, il Produttore, relativa a uno che per arrivare a lui e sfondare nel cinema aveva finto di essere l’amante di sua moglie. Quel pezzo ha una costruzione talmente strana che vedere che la gente ride mi ha dato una bella sensazione. Forse, per estemporaneità, può essere questa la mia preferita. Perché non segue neppure le strutture della battuta. È naturale. E io ci tengo alla forza della comicità naturale. L’ho scoperta negli anni grazie alla mia collaborazione importante con una mia amica che si chiama Maria. A lei devo tanto, quasi tutto. Mi ha capito così tanto e abbiamo lavorato così bene insieme, da spronarmi, da farmi conoscere meglio veramente me stesso, da portarmi a guizzi di sensibile divertimento. Un’amicizia e una collaborazione sincera. Con lei, che è geniale, ho fatto le cose più belle a teatro. Questa libertà che ho nel cuore la porto, quando riesco, ovunque. E quindi anche in alcune scene di questo film. Poi comunque tutti gli attori sono bravissimi. Proprio tutti. Dovrei soffermarmi su ognuno di loro. Ci sono battute e interpretazioni veramente divertenti. Sono grato alle loro bravure.

 

R.T: Caro Mario, in chiusura della nostra chiacchierata non posso fare a meno di farti una domanda sul personaggio Mario La Talpa. Personaggio che ho molto apprezzato. Ci racconti brevemente?

Mario Coco:   Certo. Mario La Talpa è l’Appuntato dei Carabinieri della Caserma di Spoleto, ovvero il mio personaggio in “Don Matteo”. Per me è qualcosa di straordinario, un regalo fantastico e un’esperienza importante. Sul set di “Don Matteo” c’è un’atmosfera piacevolissima. Stare accanto a Nino Frassica in scena è scuola vera, è vita, è soprattutto divertimento. Le puntate di “Don Matteo” sono parecchie, quindi si gira per tanti mesi. Lavorare così assiduamente forma tantissimo. Ci si confronta con tutti, con i registi, Francesco Vicario, Riccardo Donna ed Enrico Ianniello, con tutti gli altri attori, con tutte le persone con cui si lavora insieme. “Don Matteo” è una serie amatissima. Sono onorato di far parte del cast con questo personaggio. Sono contento che lo apprezzi. “Don Matteo” è senza dubbio, per tanti motivi, una delle esperienze più importanti della mia vita. Stare in scena con Nino è fantastico. Un privilegio e un onore. È un artista clamoroso. Gli voglio bene. Sono contento che “Don Matteo” sia seguitissimo.

 

Grazie, come sempre, per la tua gentilezza e per questa bella intervista.

                  

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