Fibre di possibilità di Sergio Messere: la sovranità del Singolo nella potenza libera della sua natura

“[…] Un celere vapore/ adombra il mio capo/ reclinato:/ son per caso/ Io – Straniero –/ un fiore spezzato/ che setaccia/ per declivi e piani/ il deserto,/ necessaria inferia/ nelle rudi e sprezzanti mani/ d’un fato incerto?// […]” – “Io, straniero di Dio” L’Io si scruta, si adagia allo specchio, sente una fitta che dal petto si rivela come suono nell’orecchio: sono domande dello straniero, del viaggiatore, del poeta, del narratore. Perché la carne – il corpo – risiede in questo pianeta e la psiche – l’anima – setaccia il passato in cerca di appartenenza come se fosse “ un fiore/ in esilio ”? L’essere umano è decadente, insaziabile, ingrato, contaminato, lacerato, è un infante, un martire, un sapiente, un “ senza pace ” che dalla valle acclama e combatte dalla notte dei Tempi. La poetica di Sergio Messere partecipa della simbologia della vetta e della valle nella quale la prima è sede dello Spirito mentre la seconda dell’Anima che, con un fre...